Contatti tra il mondo politico bellunese e quelli trentino e bolzanino sono andati via via intensificandosi nell’ultimo periodo, nel tentativo di condividere una strategia per rispondere alla richiesta di autogoverno e di gettare le basi per nuove forme di collaborazione fra i tre territori alpini. Se nell’immediato va capito che cosa succederà al fondo Odi per i Comuni di confine cui Bolzano non contribuisce più da due anni, sul piano istituzionale si ragiona sulle possibili iniziative legislative per disegnare un assetto autonomistico nella terza provincia delle Dolomiti.
«La situazione di Belluno – commenta il senatore Franco Panizza, segretario del Patt – rappresenta una grave ingiustizia alla quale bisognerà porre rimedio rapidamente. Per me l’unica strada percorribile in fretta è all’interno delle leggi ordinarie. Va superato l’attuale commissariamento ripristinando la Provincia ordinaria con l’elezione popolare del nuovo consiglio. Poi il Veneto dovrà procedere innanzitutto
all’attuazione di quanto già previsto nel suo statuto regionale sulla cessione di una serie di competenze al Bellunese. Su questa base istituzionale, che in futuro potrà anche estendersi,
Trento e Bolzano avvieranno un dialogo con la nuova Provincia per siglare un accordo di collaborazione nell’area dolomitica, facendo nascere insieme anche il relativo organismo di
coordinamento. Abbiamo molte affinità con i vicini bellunesi e in futuro vedremo dove ci porterà questo percorso, di certo la cooperazione è interesse di tutti. Se poi partirà anche un disegno di riforma costituzionale sulle autonomie alpine, caro Lorenzo Dellai, otterrà il mio pieno appoggio. Ma intanto va avviato un percorso ordinario che consentirà di raggiungere un obiettivo in tempi più stretti e relativamente certi».
Un altro esponente del Gruppo delle autonomie, il bolzanino Francesco Palermo, spera che vada in porto una riforma costituzionale che fra l’altro potrebbe estendere a tutte le Regioni «la facoltà di istituire al proprio interno ambiti amministrativi delegati: nel Bellunese, dunque, nascerebbe una nuova entità autonoma, con maggiori poteri rispetto alla vecchia Provincia ordinaria». Sullo sfondo di queste valutazioni e manovra politiche, resta la forte pressione di quei territori alpini, che si traduce anche nell’ipotesi di riproporre semplicemente il trasferimento, a uno a uno, di tutti i Comuni decisi a lasciare il Veneto: meglio disgregati che con Venezia?
Per quanto riguarda le difficoltà del fondo Odi, Panizza anticipa che solleverà la questione nella prossima riunione del gruppo parlamentare, dove sentirà le ragioni dei colleghi sudtirolesi. «È importante – osserva – sbloccare al più presto i finanziamenti delle opere approvate. Certo, il meccanismo fondato sui progetti comunali è troppo complicato: sarebbe meglio un sistema più lineare, basato su rapporti diretti tra le amministrazioni».
Articolo di Zenone Sovilla (L’Adige)