La provincia di Belluno è un territorio interamente di montagna, al confine con l’Austria, nel quale da decenni cittadini e rappresentanze sociali si battono per ottenere migliori strumenti di autogoverno di questa vasta porzione delle Dolomiti.
La provincia di Belluno rappresenta il 20% del territorio del Veneto ma i suoi abitanti, sparsi nelle valli dolomitiche, sono solo il 4,5% del totale di una Regione di pianura e di mare.
Da sempre i bellunesi avvertono la necessità di poter disporre di un livello di governo locale in grado di mettere in atto politiche specifiche, adeguate alle esigenze – spesso tradite – di un territorio alpino che oltretutto soffre di un grave squilibrio competitivo nei riguardi delle confinanti aree a statuto speciale. Un’aspirazione testimoniata in questi anni anche dai numerosi referendum comunali (e da uno provinciale negato dalla Corte di cassazione) per il passaggio dal Veneto al Trentino Alto Adige.
I riflessi negativi del deficit istituzionale bellunese e di queste sperequazioni sono già misurabili empiricamente in molti ambiti della vita quotidiana.
Fra gli indicatori rilevanti figura quello relativo al trend demografico negativo e allo spopolamento delle terre alte: nell’ultimo mezzo secolo la provincia di Belluno ha perso circa 30 mila abitanti, scendendo (nel rilevamento 2011) a 210 mila residenti. Nello stesso periodo le altre due province dolomitiche, le autonome Trento e Bolzano, hanno quasi raddoppiato la loro popolazione.
Di pari passo, in un contesto di concorrenza alterata, si è assistito alla mortificazione sistemica delle potenzialità turistiche bellunesi e alle crescenti difficoltà dell’artigianato, mentre il settore manifatturiero subisce le drammatiche conseguenze della più generale crisi economica aggravate dal deficit istituzionale di questo angolo alpino della Repubblica italiana.
Lo stesso presidente del consiglio, Enrico Letta, durante una commemorazione delle vittime della tragedia del Vajont, a Longarone (Belluno), nell’ottobre scorso, ha affermato l’urgenza di riconoscere “un’autonomia forte” alla provincia di Belluno che tutt’ora accoglie impianti idroelettrici da cui deriva il 5% dell’energia nazionale (ma a Natale ha vissuto diverse giornate di blackout per neve, a causa della scarsa manutenzione delle linee).
La Regione Veneto, per parte sua, ha disposto statutariamente il trasferimento di una serie di importanti competenze alla Provincia di Belluno.
Nel frattempo, però, il governo che promette passi avanti impone al territorio un deleterio arretramento con il ddl cosiddetto “svuota-Province” che azzera la rappresentanza democratica dell’ente intermedio negando anche quel minimo di governo unitario rappresentato dal precedente assetto dato dalla Provincia ordinaria, commissariata da oltre due anni con pesanti conseguenze sul tessuto economico e sociale di questo fragile territorio montano che così perde anche l’opportunità di accedere a molti bandi europei.
Alla pressante richiesta delle popolazioni bellunesi di mantenere in vita un ente intermedio elettivo, essenziale per unire e rappresentare le varie aree di una provincia vasta e composita, il governo ha risposto soltanto con un emendamento cosmetico e pleonastico, approvato alla Camera dei deputati, che non incide nel merito e si limita sostanzialmente a ribadire l’ovvietà che Belluno (come Sondrio) è una provincia interamente montana, ma senza trarne le conseguenze in termini di necessari strumenti di governo locale.
Fin qui, dunque, si sono ignorate la volontà e le aspirazioni autonomistiche dei cittadini bellunesi e delle loro rappresentanze organizzate che chiedono un livello intermedio di rappresentanza democratica e di sintesi politica. Il legislatore ha prospettato loro, invece, la desertificazione istituzionale e un disegno neocentralista che farebbe precipitare una situazione già dolorosa.
Alla luce di quanto esposto, i sottoscritti chiedono ai membri del Senato di esprimersi per il mantenimento di un Ente intermedio in provincia di Belluno che sia eletto direttamente dai cittadini e rappresenti la base per l’assunzione di maggiori responsabilità amministrative, regolamentari e finanziarie, in sintonia con quanto previsto dalla Costituzione a tutela della montagna e dalle disposizioni europee per l’arco alpino.
Per i bellunesi si tratta di un passo fondamentale, nella prospettiva di una vera regione autonoma per queste vallate dolomitiche che combattono contro segnali palpabili e crescenti di abbandono, impoverimento, omologazione e colonizzazione.