“L’acqua è la nostra ricchezza più preziosa e non possiamo lasciare che il territorio continui a essere distrutto per interessi economici”: Andrea Bona e Alessandra Buzzo, candidati Bard-Veneto Civico, spiegano l’importanza di un ente elettivo e autonomo per difendere le risorse idriche bellunesi.
“Siamo il distretto idroelettrico più importante dell’arco alpino, con una produzione annua di 1,2 miliardi di euro. – spiega Bona – Oggi giustamente il dibattito si concentra sulle piccole e medie derivazioni, ma dobbiamo pensare anche al futuro del nostro territorio: nel 2029 scadono le grandi concessioni, e noi dobbiamo essere pronti, con una Provincia in grado di gestire la partita, come Trento e Bolzano. Loro lo hanno già fatto, possono adottare scelte ecosostenibili e le loro società ripartiscono gli utili tra i soci, cioè i comuni, che li trasformano in servizi ai cittadini”.
“Quale futuro vogliamo costruire per i nostri territorio? – continua Buzzo – Oggi noi sindaci possiamo dare solo un parere urbanistico, o provare a presentare progetti in concorrenza, ma è sempre più difficile: l’iter autorizzativo è in mano alla Regione e le richieste di costruzione di nuove centraline sono in continuo aumento. Belluno è considerata la “riserva idrica” del Veneto: 2,5 miliardi di metri cubi d’acqua vanno ai consorzi irrigui della pianura, con lo svuotamento dei laghi e benefici nulli per il Bellunese. Senza pensare alla miriade di centraline idroelettriche in mano ai privati”.
Buzzo e Bona si chiedono dove sia finito l’impegno della Regione dell’ottobre 2013, alla vigilia del cinquantesimo anniversario del Vajont, quando a Longarone il consiglio regionale si impegnò a “un approccio più responsabilie all’utilizzo delle risorse, a cominciare da quelle idriche dei territori montani”: “Il trasferimento delle deleghe in materia di gestione delle acque è fondamentale, – concludono i due – ma serve un ente che possa agire con razionalità, con attenzione alla salvaguardia del territorio e che possa vigilare sul rispetto delle norme. Un esempio? I controlli sul minimo deflusso vitale, che potranno essere effettuati direttamente dai tecnici provinciali. Potremo dire basta allo sfruttamento selvaggio della nostra acqua, a fronte di contropartite ridicole o addirittura nulle”.