di Silvano Martini
Il tema del lavoro, del lavoro che non c’è, si impone prepotente alla nostra attenzione perchè la provincia di Belluno è un territorio che fonda gran parte della sua economia sulla manifattura e nel tempo della terziarizzazione dell’economia questo è un elemento di debolezza che pagheremo caro.
La notizia apparsa sui giornali in questi giorni, che da conto dei 1000 esuberi alla Safilo non può destare stupore, perchè i fatti descritti nella cronaca erano noti da tempo agli addetti ai lavori, compresi i politici che oggi fingono sorpresa per mascherare la loro incapacitá di occuparsi dei problemi del territorio.
I rappresentanti politici bellunesi, parlamentari a Roma e consiglieri regionali del Veneto, non riescono a risolvere nemmeno uno dei gravi problemi che, come grossi nodi da troppo tempo ignorati, vengono ora al pettine.
Fa male vedere la provincia delle Dolomiti, uno dei luoghi più belli del pianeta, dibattersi tra le maglie strette della crisi senza che venga, da parte delle istituzioni e del personale politico che a questo dovrebbe essere preposto, qualche provvedimento concreto. Qualcosa che dia un senso alla poltica che altrimenti non ha ragion d’essere.
Persino imprenditori importanti per il nostro territorio come Leonardo Del Vecchio, sono costretti a rammentare a tutti il ruolo e la responsabilità sociale dell’impresa ricordando che se essa non produce anche benessere per la collettività allora… “tutto questo non avrebbe senso”….
Dov’è finita la responsabilità della politica se non sa più dare risposte e non sa indicare la strada perchè l’ha perduta essa stessa?
Nel mare dei problemi che i cittadini bellunesi si trovano dentro casa ve n’è uno che si potrebbe risolvere subito e facilmente, se solo la politica decidesse di farlo. È la questione dell’acqua o meglio del servizio idrico integrato come si chiama oggi e del suo costo giunto a livelli vergocostipano vergognosi con [correzione del redattore] bollette astronomiche poste a carico delle famiglie bellunesi. Per inciso: tocca notare che siamo bravi ora a inventare neologismi e nomi altisonanti per definire semplici servizi pubblici inefficienti e costosi mentre un tempo si faceva alla buona risparmiando anche sulle parole. Alla fine i servizi funzionavano bene e costavano il giusto.
Come è andata che ci siamo ritrovati a pagare l’acqua come se, invece che nella provincia più bagnata d’Italia, vivessimo in mezzo al deserto del Sahara?
Come è andata che alla fine del romanzo criminale si scopre che non è colpa di nessuno e l’unica cosa certa è l’aumento a progressione geometrica del costo delle bollette. Questo equivale ad un vero e proprio taglieggiamento, un pizzo da pagare senza aver nulla in cambio se non lo scherno di chi della nostra acqua fa l’uso che vuole senza pagarla. Parlo dei consorzi irrigui che d’inverno prelevano milioni di metri cubi d’acqua dai bacini nontani senza averne bisogno, al solo scopo di turbinarla e produrre energia elettrica e utili conseguenti. Per non parlare dello spreco nell’uso in agricoltura dove i moderni impianti di irrigazione presenti nelle zone agricole di mezzo mondo sono snobbati a causa del basso o quasi nullo costo dell’acqua .
Vi era una norma regionale che trasferiva il 3% dell’importo delle tariffe idriche pagate dalle famiglie abitanti nelle zone di pianura della Regione del Veneto, agli ambiti montani. Questa norma, che valeva circa 11 milioni di euro annui, che sarebbero arrivati in provincia di Belluno, non è mai stata applicata per evidenti ragioni di opportunità e di rapporti di forza all’interno dell’ammnistrazione. Tempo fa la norma è stata cancellata e sostituita con una nuova norma regionale che istituisce un fondo perequativo che dovrebbe restituire un po’ di giustizia al nostro territorio. Questo fondo non ci salva dalla voragine che è scritta nei bilanci della GSP e riguarda il futuro. Peccato che non abbia dotazione economica, che nemmeno un euro sia scritto in quel capitolo. È venuto il momento che almeno la questione dell’acqua trovi soluzione perchè è inaccettabile che si vada avanti per trent’anni a pagare un bene che sgorga abbondante dalle nostre montagne e forma i laghi che sono divenuti parte integrante del nostro territorio ma che restano solo serbatoi per quanti abitano la vasta pianura veneta.
Dobbiamo pretendere che il fondo di riequilibrio del costo dei sistemi idrici entri immediatamente in funzione perchè, a fronte di un modestissimo sacrificio economico a carico dei cittadini della pianura, ci sarà un po’ di respiro per gli abitanti della provincia di Belluno.
Diranno che due o trecento euro di risparmio a famiglia sono poca cosa. Vadano a chiederlo a quelli che sono in mobilità da anni e non trovano lavoro se trecento euro sono pochi o tanti. Certo non si risolverà il problema del lavoro in provincia riducendo il costo dell’acqua per i nostri cittadini, e qualcuno dei campioni della politica nostrana dirà “e che c’entra l’acqua con il lavoro ?”.
Io dico che è giustizia pagare l’acqua il giusto, cioè molto meno di quanto (carissima) la paghiamo oggi e ancor di più domani.
Vado in giro per la provincia e ascolto amministratori e semplici cittadini che partecipano alle serate di presentazione del BARD, Belluno Autonoma Regione Dolomiti, e vi posso assicurare che la pazienza dei cittadini è prossima a finire. Questa provincia aspetta da troppo tempo di ottenere giustizia e non può più attendere.
Se i nostri voti non contano perchè sono pochi e leggeri cosa si dovrà mai fare per renderli pesanti?
Mentre all’interno dei partiti si discute più che altro del disastroso (per loro) risultato elettorale, e della loro sopravvivenza, tutto intorno la gente comune si affanna per arrivare a fine mese e qualcuno che ha professionalità da spendere all’estero, all’estero ci è andato o spera di andarci, impoverendo ancor di più, senza averne alcuna colpa, il tessuto sociale del nostro territorio.
Se andate a leggere la storia vi accorgerete che i dittatori reagiscono spesso con stupore alle rivoluzioni che li travolgono perchè non hanno percezione di quel che accade intorno a loro e sono stupiti per la rapidità con la quale il popolo che li osannava in poco tempo si è trasformato in un’orda feroce che li porta al macello.
È opinione comune che la rivolta civile in Italia sia dietro l’angolo ma io non mi auguro sommosse e disordini e so bene che la storia delle rivoluzioni porta con se lutti e miseria e non sempre è risolutiva, perciò mi auguro che i cittadini Italiani trovino un modo meno cruento di liberarsi di questa classe politica.
Bisognerà ricordarsi di non votarli mai più selezionando una nuova classe dirigente che si incarichi del governo del paese . Non è facile da fare ma dobbiamo pretendere che alle prossime politiche le liste dei candiadati siano aperte, con piccole forme di sbarramento basate sulla raccolta di un congruo numero di firme e soprattutto dobbiamo impedire le liste bloccate, fatte con nominati dai partiti, che credo dovrebbero “saltare il giro” lasciando il governo del paese alla società civile. Qualche ladro capiterà di eleggerlo lo stesso ma almeno avremo sbagliato in proprio e non su comando delle segreterie di partito.
Noi del BARD continueremo a girare per i paesi della provincia ascoltando i cittadini, cosa che non fa più la politica tradizionale occupata ormai quasi solo a difendere i suoi privilegi.
Noi abbiamo un sogno: che un giorno ci sarà, per l’intero territorio della Provincia di Belluno Dolomiti, l’autonomia e l’autogoverno che, insieme alle risorse ora impunemente sottratte alla nostra terra, ci permetteranno di continuare a vivere, orgogliosamente e dignitosamente, nelle nostre Dolomiti.
Silvano Martini
BARD Belluno Autonoma Regione Dolomiti
Vicepresidente