Vedere 56.000 Bellunesi lasciti al buio per 2 giorni in pieno inverno ci fa male il cuore. Perché mentre nei TG nazionali si parla solo di Cortina e della fuga dei VIP, migliaia di nostre famiglie ed anziani devono combattere per i bisogni primari. Il silenzio e la pazienza dei Bellunesi ci stupiscono sempre. Quanto sapranno ancora sopportare questo trattamento da cittadini di serie B, non degni di ricevere i servizi minimi, non degni di votare per le proprie istituzioni da oltre due anni?
Questo disastro di Santo Stefano, nel pieno della stagione turistica, non è un caso: è frutto dell’abbandono progressivo della montagna da parte delle istituzioni statali e regionali. Ogni giorno assistiamo al taglio della sanità, nei trasporti, nei servizi essenziali. Chi siamo per accettare che le stesse istituzioni statali ci vengano a dire che tutto sommato la situazione dei giorni scorsi non era grave, perchè tutti in montagna hanno la fornela dove bruciare la legna? Questo non è accettabile.
Assistiamo al depauperamento del sistema produttivo, alla chiusura degli alberghi, ai negozi che chiudono, mentre a pochi chilometri da noi, dove già i montanari vengono trattati con ogni rispetto, ricevono anche la delega fiscale e la possibilità di tagliare le tasse. Questo non è più accettabile.
Sindaci, categorie economiche e cittadini chiedono un ente forte ed autonomo che li rappresenti e faccia i nostri interessi di montanari che vogliono vivere nella loro terra e non siamo degni neppure di essere ascoltati da un ministro della repubblica che viene a spiegarci cosa sia giusto per noi? Questo non è accettabile.
Serve reagire e deve farlo ogni Bellunese. Dobbiamo difendere la nostra gente e tutelare i nostri interessi.
Bisogna reagire al disastro di Santo Stefano attivandosi immediatamente per una class action che ripaghi imprese turistiche e cittadini per i danni sostenuti. E bisogna che Terna garantisca che i chi produce l’energia elettrica la abbia garantita, ripensando al sistema di distribuzione locale.
Bisogna reagire alle differenze di trattamento con le autonomie speciali: i trattati internazionali non c’entrano nulla, leggeteli e diteci dove sta scritto che uno studente bellunese debba pagare 400 euro per andare a scuola e meno della metà uno trentino, che una valla trentina spenda in promozione tureistica quanto tutto il bellunese, che i nostri tabià cadano a pezzi, mentre i masi diventano residence 5 stelle con i contributi provinciali.
Bisogna reagire agli atti incostituzionali del governo che ci impedisce di andare a votare e di avere un’ente autonomo, che tuteli la nostra gente e ponga le condizioni per il rilancio economico delle nostre valli Dolomitiche.
Quanto successo con mezzo metro di neve è un’ulteriore dimostrazione pratica di come un sindaco o un’assemblea degli stessi a gestire l’Ente Provincia, come vorrebbe la folle proposta del ministro Delrio, di fatto non sarebbe in grado di far fronte, assieme al proprio comune in emergenza, anche all’emergenza del 40% del territorio provinciale, non può funzionare. Lo capisce anche un mulo. Portare ad esempio la gestione di aree come Barcellona o Genova è solo dimostrazione di non capire per nulla quello di cui si sta invece distruggendo con provvedimenti privi di senso e razionale capacità politica.
Abbiamo tutto quel che serve: produciamo oltre il 5% dell’energia nazionale, per oltre un miliardi euro e ci tornano indietro le briciole. Abbiamo un residuo fiscale di oltre 700 milioni di euro che vanno a finanziare i buchi di Roma capitale. Abbiamo le risorse per pagarci le nostre istituzioni e far ripartire l’agricoltura, primo pilastro su cui costruire il nostro modello di turismo e l’economia del XXI secolo. Abbiamo teste buone, molte delle quali obbligate ad emigrare altrove e molta pazienza.
Quest’ultima, però, è finita.