Cari iscritti e sostenitori del Movimento B.A.R.D.,
torno a scrivervi in prossimità della Pasqua di Resurrezione, di cui abbiamo così profondo bisogno, non solo per farvi i miei sinceri auguri, ma anche per provare a delineare, in questi giorni di grande difficoltà e preoccupazione, un orizzonte possibile per il futuro delle nostre comunità. Tutti noi speriamo in una rapida soluzione di questa condizione di segregazione sociale ed economica, ma non possiamo esattamente sapere quando e come si ritornerà ad una vita normale e se ci saranno ulteriori strascichi del contagio in autunno. Speriamo tutti che non sia così, ma è comunque opportuno iniziare a fare alcune riflessioni sul futuro che ci aspetta a partire da questa esperienza e come questa ha cambiato la nostra vita. Provo dunque a fare alcune riflessioni su alcuni dei principali argomenti.
Piccoli negozi e politica commerciale
Tutti noi abbiamo riscoperto in questi giorni la grande utilità dei piccoli negozi che ancora resistono nei nostri paesi e nelle nostre cittadine. Dopo anni di inutili discorsi sulla necessità della loro tutela, anche con una politica fiscale di favore, ci siamo ritrovati ad apprezzare la loro presenza e la disponibilità e flessibilità dei loro gestori ad adattarsi alle nuove regole igienico-sanitarie. Non vi è dubbio che l’aver consentito l’apertura, anche nella nostra Provincia di montagna, di centri commerciali e grandi strutture di vendita, omologandoci così alla pianura veneta, sia stato un grave errore, che ha impoverito il tessuto sociale ed economico delle nostre comunità e creato difficoltà anche al turismo. La chiusura domenicale imposta dalle nuove regole ha inoltre dimostrato che l’importante è il servizio offerto e non un orario di apertura dilatato all’infinito, con la conseguenza di lasciare dipendenti e gestori senza nemmeno un giorno di riposo settimanale. In questo settore credo sia indispensabile una profonda riflessione ed un’azione efficace per garantire la sopravvivenza e lo sviluppo delle piccole attività, anche attraverso veri e propri “patti di comunità”, con il reciproco impegno ad offrire un servizio ed a utilizzarlo per il meglio sul territorio.
Infrastrutture telematiche
Questa profonda crisi e quella che l’ha preceduta, causata dalla tempesta Vaia, hanno drammaticamente confermato la necessità che l’intero territorio provinciale, fino all’ultima casa abitata, sia connesso da reti telematiche efficienti e protette anche da possibili e violenti eventi atmosferici. Anche in questo caso è indispensabile passare rapidamente dalla politica degli annunci, troppo spesso sbandierati a vanvera, a quella dei fatti, completando la posa e la connessione della fibra ottica ad alta velocità. In un territorio di montagna l’esperienza della scuola a distanza e del telelavoro possono diventare, nel caso frequente di avversità atmosferiche, un utile provvedimento tampone per continuare la formazione o la produzione anche in condizioni difficili come quelle ora sperimentate. La connessione e lo sviluppo delle competenze digitali possono essere anche l’occasione, senza pensare che possano mai sostituire il contatto umano, per l’offerta di servizi innovativi alla nostra gente nel campo del commercio o della sanità e di chissà cosa d’altro sarà inventato nel frattempo.
Infrastrutture stradali e ferroviarie
Le strade vuote di questi giorni ci ricordano quanto sia complicato e faticoso spostarsi all’interno della nostra Provincia e quanto siano arretrate le nostre infrastrutture. Per decenni abbiamo inseguito il fantasma di un nuovo sbocco verso nord, mentre la viabilità ordinaria andava verso l’abbandono e non si completavano nemmeno i pochi tratti esistenti di strade a scorrimento veloce. Intere zone della nostra Provincia sono ormai raggiungibili con difficoltà mentre abbiamo perso, a causa della sciagurata riforma delle province, anche le competenze in questa materia. L’attuale crisi ha ben dimostrato l’assoluta necessità di connettere il nostro sistema produttivo e turistico non in senso Sud – Nord ma bensì in senso Est – Ovest, consentendoci di raggiungere rapidamente i corridoi del Brennero da una parte e del Tarvisio dall’altra. Il Lombardo – veneto e la Baviera sono ormai economicamente interconnessi e costituiscono il cuore pulsante del continente. Proprio in questo schema è fondamentale sia completare i collegamenti esistenti che aprirne di nuovi intervallivi, consentendoci di raggiungere in breve tempo i porti dell’Adriatico e le zone industriali della Germania, e non qualche sperduta valle austriaca. Anche in questo caso è indispensabile passare dalle parole ai fatti, iniziando da quanto si può rapidamente fare per risolvere subito i punti critici della nostra viabilità. Lo stesso discorso si può applicare anche al dibattito sull’anello ferroviario delle Dolomiti dove non si è arrivati, dopo anni di discussioni, nemmeno a delineare il tracciato più conveniente. Su questo punto è bene essere chiari: il nostro interesse strategico è collegarsi nel più breve tempo possibile e con i minori costi, al resto dell’anello. La soluzione più ovvia, da questo punto di vista, è la realizzazione a sud del collegamento tra Feltre e Primolano, raccordandosi con la ferrovia della Valsugana, mentre a nord è indispensabile il raccordo con la ferrovia della Pusteria, percorrendo il fondovalle e arrivando a San Candido, in modo da servire la maggior parte di territorio possibile.
La sanità in area alpina
Questa crisi ha dimostrato il fallimento di una sanità non collegata al territorio e in buona parte privatizzata, come quella lombarda, confermando la necessità di mantenere un rapporto diretto tra ospedale e area di riferimento. Le strutture private si sono dimostrate, salvo poche lodevoli eccezioni, inutili o poco operative nella gestione di un’emergenza che ha bisogno di una solida organizzazione ospedaliera, in grado di sostenere non solo la popolazione, ma anche le comunità particolarmente fragili, come le case di riposo o altre organizzazioni collettive presenti sul suo territorio. In un’area alpina come la nostra è poi indispensabile prendere atto dei maggiori ed inevitabili costi di un servizio sanitario di qualità e che possa operare, anche in emergenza, con i tempi compatibili ad una efficace tutela della salute. Tutti i nostri ospedali debbono essere portati ad un livello minimo di efficienza per rispondere alle emergenze e non bisogna mai fermarsi nello sforzo di chiedere risorse adeguate al territorio. Particolare attenzione deve essere posta al giusto riconoscimento, anche economico, dell’impegno del personale medico ed infermieristico che lavora in montagna ed al servizio delle nostre comunità.
Il turismo in montagna
Non vi è dubbio che quanto accade in questi giorni costituisca un punto di svolta nella concezione dell’offerta turistica, ma non è detto che questo si risolva in uno svantaggio per la montagna, dove è senza dubbio più semplice mantenere il distacco sociale imposto dall’emergenza. Bisogna però sicuramente ripensare ad un modello, impostoci dall’esterno, che tendeva ad omologare la nostra area alpina, attraverso la promozione di grandi eventi sportivi a carattere internazionale, alle altre effimere tappe del circuito turistico. Bisogna chiedersi se questa sia la strada giusta, alla luce di quanto è successo, per garantire stabilità e sviluppo al nostro sistema turistico che ha perso, negli ultimi decenni, la sua tradizionale base di riferimento a sud senza riuscire ad intercettare, se non in misura minore, i flussi provenienti dalle ricche zone del nord dell’Europa, come riescono a fare efficacemente invece Trento e Bolzano. Non vi è dubbio che in questo mercato, molto più solido ed anche più adatto alle caratteristiche del nostro territorio, vi sia ancora ampio spazio di sviluppo, ma è necessario orientare in questo senso sia l’accoglienza che la formazione degli operatori. Se vogliamo che il turismo diventi una voce stabile del nostro P.I.L. provinciale, fondamentale per il rafforzamento delle comunità in quota, è indispensabile che la crescita della domanda e dell’offerta sia costante e solida in modo da garantire la sostenibilità degli investimenti.
La nostra manifattura
Come sapete, la nostra Provincia ha un sistema manifatturiero di tutto rispetto, che ci garantisce piena occupazione ed un P.I.L. a livello delle più sviluppate aree del Nord Europa. Questa importante realtà industriale, nata come forma di risarcimento per lo sfruttamento idroelettrico del nostro territorio e della grande sciagura che ne è derivata, si è consolidata attraverso decenni di duro lavoro delle nostre genti. L’attuale blocco delle attività produttive mette a grave rischio la sopravvivenza stessa della nostra economia fortemente orientata all’esportazione e interconnessa al Nord Europa. Anche in questo momento di difficoltà dobbiamo assolutamente salvaguardare, senza dimenticare le precauzioni sanitarie, l’integrità del nostro sistema manifatturiero che è garanzia di reddito e di competenze per tutti i bellunesi. In quest’opera siamo avvantaggiati, una volta tanto, dalla nostra conformazione territoriale che ci consente di avere gli spazi sufficienti per lavorare, con tutte le precauzioni indispensabili, mantenendo l’indispensabile distacco sociale. L’intera Provincia può essere facilmente considerata, dal punto di vista sanitario e come si faceva un tempo, come un grande comparto facilmente controllabile ai passi e che ci consente di riprendere a lavorare con relativa tranquillità.
Sono fortemente convinto che questa crisi può trasformarsi, per quei territori caratterizzati da una conformazione fisica particolarmente favorevole, in un grande vantaggio competitivo, sempre che la struttura sociale sia in grado di adattarsi rapidamente a questo nostro nuovo modo di vita. Sotto questo aspetto dobbiamo fare ogni sforzo per ritornare rapidamente ad una normalità che, anche se non potrà più essere quella di prima, ci consenta di salvaguardare il lavoro e la salute delle nostre comunità. Per far questo, sono indispensabili consapevolezza e responsabilità, ma queste doti appartengono naturalmente alla formazione di ogni bellunese. Questo nostro sforzo deve essere però accompagnato da un impegno chiaro e diretto del governo nazionale per il ripristino della democrazia elettiva per la nostra Provincia e per il riconoscimento di una AUTONOMIA più volte promessa e mai attuata.
Invitandovi a guardare con rinnovata prospettive ed energia al nostro futuro vi rinnovo i migliori auguri di Pasqua.
Grazie a tutti voi per quanto avete fatto e farete in questi giorni e ora più che mai SANI!
Pasqua di Resurrezione 2020.
Il presidente del Movimento B.A.R.D.