di Tomaso Pettazzi
Non passa giorno che i Comuni bellunesi vengano bersagliati da richieste di derivazioni idriche a fini di produzione idroelettriche. Ad oggi si tratta di quasi duecento domande. Il Movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti-BARD, coerentemente con le proprie convinzioni, prende posizione contro questo ennesima recrudescenza di colonialismo e sfruttamento del nostro territorio a fini esclusivamente economici.
Rivolge alla Regione Veneto l’appello a voler rivedere la legge che dichiara di interesse preminente la produzione di energia idroelettrica, intesa come energia rinnovabile, esautorando di fatto le Amministrazioni locali dall’esercitare un controllo ed eventuale veto su tali richieste, che non tengono in alcun modo presente la loro legittima aspirazione a veder riconosciuto il valore non solo economico del “bene territorio”, che deve invece essere considerato tra le poste attive dell’operazione.
Esprime stupore per la sostanziale decisione del Tribunale superiore delle Acque (nel caso della Valle del Mis) di considerare normale in Provincia di Belluno la produzione di energia elettrica, facendone derivare di fatto la possibilità per chiunque di installarvi centrali in spregio ad ogni considerazione di tutela ambientale o, perché no?, di riconoscimento di priorità di utilizzo da parte della Collettività e parimenti di congruo ritorno economico.
Sollecita i Sindaci dei paesi interessati da tali richieste a non muoversi in ordine sparso, ma far fronte comune al problema, chiedendo urgentemente, con documento apposito, ai rappresentanti Bellunesi in Consiglio regionale ed in Parlamento di attivarsi unitariamente coi propri gruppi, perché l’utilizzo delle risorse naturali resti in loco e non venga considerato alla stregua di un qualsiasi bene di scambio.
Ricorda che la possibile scomparsa dell’Ente Provincia anche in questo caso priverebbe il nostro territorio di un organo unitario di forte espressione delle istanze collettive ed invita di conseguenza i Cittadini ad opporsi a tale sciagurata possibilità, chiedendone conto a chi essi hanno votato.