Caro Direttore,
la provincia di Belluno cerca un’autonomia dal dopoguerra con leggi di specificità rimaste nei cassetti dei parlamentari (credo 4 o 5) e con la promessa della Regione Veneto di un riconoscimento nelle statuto e di deleghe alla provincia mai arrivate.
Una frustrazione che ha fatto nascere l’anno scorso un comitato per l’autonomia che, dopo essersi consultato con esperti costituzionalisti, ha ritenuto che l’unica via possibile nelle condizioni attuali della Regione Veneto e dello Stato Italiano, per il riconoscimento dell’autonomia, fosse la richiesta di passaggio dell’intera provincia dalla Regione Veneto (ordinaria) a quella del Trentino Alto Adige (speciale) con l’obiettivo poi di concordare con il legislatore un autonomia particolare per Belluno, in quando, come noto, le province di Tn e Bz hanno potestà legislative specifiche. Non si tratta quindi di far confluire la nostra provincia in quella di Tn o Bz ma di diventare la terza provincia dolomitica. E di ragioni ne abbiamo da vendere:
1. Siamo un’area a bassa densità abitativa di montagna incuneata fra due regioni a statuto speciale;
2. La situazione di crisi economica e lo spopolamento, prima frenato da un industria forte, rischiano di distruggere la nostra popolazione;
3. Abbiamo la maggioranza delle Dolomiti patrimonio dell’Unesco e la montagna si salva solo se è presidiata e ben organizzata dalle sue genti;
4. Abbiamo la presenta di circa 70.000 ladini per un totale di 39 comuni e due di minoranza germanofona;
5. Subiamo ogni giorno le enormi differenze di opportunità e di trattamento fra chi vive in queste valli rispetto a quelli che vivono a qualche chilometro in linea d’aria dove esistono politiche in favore della montagna e dei suoi abitanti, dove ci sono aiuti alle imprese, dove una politica oculata ed intelligente ha fatto diventare la regione Trentino Alto Adige una delle più belle in Europa e nel mondo (anche per natalità);
6. Siamo pochi (213.000) e quindi non contiamo nulla in termini di rappresentatività nella regione del Veneto, ma abbiamo intorno esempi di comunità piccole, autonome e ben amministrate (vd l’esempio della Valle d’Aosta con i suoi 125.000 abitanti);
7. Chiediamo semplicemente che le risorse prodotte sul territorio restino qui come accade a Tn, Bz e in Valle D’Aosta, per poter mantenere un patrimonio ambientale di enorme bellezza e la sua popolazione che da secoli tace e lavora nelle difficoltà di un territorio aspro, marginale, periferico e coperto di neve per 6 mesi all’anno.
Francesca Larese Filon
Presidente della Federazione tra le Unioni Culturali del Ladini Dolomitici della Regione del Veneto
PS: I comuni di Cortina, Fodom e Colle Santa Lucia hanno già fatto il referendum e hanno scelto di passare alla Provincia di Bolzano