di Silvano Martini
Ringrazio Omar Monestier, direttore de il Corriere delle Alpi, per aver affrontato la questione dell’identità bellunese che è, a mio avviso, il punto al quale si deve arrivare e dal quale si deve partire se vogliamo ottenere decise forme di autogoverno del territorio che dovranno necessariamente coincidere con una altrettanto forte assunzione di responsabilità dei nostri amministratori.
Riguardo all’assetto amministrativo del territorio bellunese penso che Le comunità di valle, come quelle ipotizzate da Enrico Gaz, non possono sostituirsi alla provincia o ad altra forma di governo unitario del territorio. I Sindaci appartengono a due categorie: ci sono i poveri diavoli che amministrano i comuni piccoli con bilanci magri, così il loro potere è ridotto all’osso dal momento che la maggior parte di loro riesce a fare poco più dell’ordinaria amministrazione, sono di fatto ostaggio di Regione e Governo Nazionale.
Ci sono i Sindaci dei maggiori centri la cui elezione è frutto di trattative tra i partiti politici; questi Sindaci sono ostaggio dei partiti. Ci sono poi i Sindaci che sono liberi da vincoli eccessivi di bilancio e non hanno legami diretti con i partiti; purtroppo sono la minoranza e rischiano di essere ininfluenti nel sistema di potere locale del Bellunese. Se trasformeremo l’ente provincia in una assemblea di Sindaci tanto vale trasferire subito il totale controllo e governo del bellunese alla regione del Veneto, cambierebbe poco…
La questione principale resta comunque quella delle risorse, perchè se è vero che riguardo agli sprechi nell’amministrazione bellunese qualche colpa l’abbiamo è vero anche che le risorse che vengono sprecate nell’ amministrazione delle altre province venete è di gran lunga maggiore che da noi. La il sistema tiene solo perchè il denaro è disponibile in misura maggiore che nel Bellunese. Se un riequilibrio delle risorse, o una perequazione come si usa chiamarla, non sarà fatto, allora significherà semplicemente che l’ingiustizia che abbiamo subito sinora diverrà una condizione permanente.
Cosa può fare allora il popolo bellunese? Un popolo che subisce senza reagire il furto continuato delle proprie risorse, un popolo che lascia ammazzare, senza rivoltarsi, duemila suoi concittadini ad opera delle finanza rapace e colonialista della pianura, un popolo che assiste senza muovere un dito alla distruzione del proprio territorio e che invece di ribellarsi collabora con l’invasore, mi chiedo cosa possa fare se non arrendersi senza condizioni oppure, se possiede ancora un briciolo di coraggio, reagire con forza per riscattare l’onore in parte perduto.
Se lo vuole e se è disposto a mobilitarsi esso può riprendersi l’acqua, l’energia, smettere di svendere il teritorio, riprendere il totale controllo delle sue risorse e prendere atto che il territorio dolomitico bellunese è meraviglioso e ricco e che se rischia la marginalità è solo perchè l’ignavia dei suoi abitanti è divenuta regola mentre in un momento di grande trasformazione come questo è necessario partecipare. Dobbiamo selezionare una nuova classe dirigente perché l’immobilismo e l’incapacità di quella attuale è la causa principale dei nostri guai.
Ricordate che se voi non vi interessate alla politica, la politica purtroppo si interesserà sicuramente a voi, e non certo e non solo per fare del bene…