“Siamo a fianco della nuova Camera di Commercio nella battaglia per mantenere sul territorio la ricchezza prodotta, ma quello che ci chiediamo è: si è già tentato prima?”. A una settimana dalla nascita ufficiale del nuovo ente camerale, il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti torna a dire la sua sulla fusione tra le camere di Belluno e Treviso.
“Il neo-presidente Pozza propone azioni col Governo per ottenere più risorse per l’ente camerale – commentano dal Bard -, ma ci chiediamo se una mossa simile sia stata fatta mesi fa, quando la avevamo proposta noi all’allora “autonoma” Camera di Belluno. Si poteva puntare sulla specificità montana, si poteva chiedere di mantenere sul territorio la ricchezza prodotta o di ridurre i tagli agli enti camerali di montagna; per gli enti provincia montani è stata tentata una soluzione simile, e si è ottenuto un mezzo risultato, con un taglio minore, ma comunque significativo, del personale. Perchè non si è giocata allora la carta “pesante” del trattenere sul territorio tutta la ricchezza prodotta?”.
“Poter gestire in autonomia il gettito fiscale – per il Bellunese si parla di oltre 800 milioni di euro all’anno – è da sempre uno dei nostri obbiettivi, quindi non possiamo che condividere questa battaglia”, commentano dal direttivo.
“Per quanto riguarda il “premio fusione”: anche in questo caso saremmo ben lieti se arrivassero nuove risorse per l’ente camerale. – continuano dal Bard – Ma non va dimenticato come le fusioni dei comuni, per ora, si siano realizzate grazie al sostegno dei cittadini chiamati alle urne, mentre quelle delle Camere di Commercio sono state decise dall’alto; se poi proseguissero le proposte romane, anche i piccoli comuni sarebbero costretti alla fusione, senza incentivi e con penalizzazioni per chi non le portasse avanti, alla faccia della democrazia. Per questo, pensiamo che questa battaglia dell’ente camerale sia condivisibile, ma che purtroppo non porterà ad alcun risultato”.
“Al nuovo presidente, con il quale confidiamo di poterci confrontare al più presto, chiediamo soprattutto la tutela della sede, degli addetti e dei servizi per il territorio bellunese, a prescindere dall’arrivo di nuove risorse economiche. – concludono dal Bard – Siamo convinti poi che, con il rispetto del patto per l’elettività, la nuova Comunità autonoma alpina possa puntare a tornare ad avere una sua Camera di Commercio autonoma, che dialoghi con le realtà montane confinanti, che si basano su territori e economie più simili a quelli bellunesi”.