Il 10-11 marzo si è svolto a Strasburgo l’incontro “La produzione di latte nelle Alpi dopo la fine delle quote latte“, organizzato dall’eurodeputato Herbert Dorfmann, alla presenza del Commissario dell’Agricoltura Phil Hogan e dei colleghi James Nicholson, Michel Danten, Elisabeth Kostinger.
Che cosa sono le quote latte? Il regime che controlla la produzione del latte sul territorio, concorrendo a mantenere stabili i prezzi di produzione. La sua abolizione comporta il passaggio da un mercato controllato a un mercato libero.
Il pacchetto di misure previsto dai rappresentanti della montagna Alpina prevede un fondo di compensazione per le aziende montane, come erogatrici di servizi eco-sistemici per il territorio.
Per raccontarvi come si è svolto, abbiamo scelto di intervistare coloro i quali vi hanno partecipato per la provincia di Belluno.
“Sono molto scettico sul destino dei piccoli allevamenti Alpini dopo l’eliminazione delle quote latte, di cui beneficiamo dal 1984, soprattutto perchè il Commissario all’agricoltura Hogan non riesce a comprendere bene l’impatto che questa avrà per le aree più fragili. In un mercato libero, a modello statunitense, la volatilità dei prezzi è un elemento frequente, sopravvive chi è più forte, non certo le aziende di montagna. Le proposte delle commissione sostenute da Dorfmann non riguardano solo la produzione del latte, ma la trasformazione e la commercializzazione tramite cooperative che garantiscano la qualità di un prodotto di montagna. Cosa già fatta in provincia di Belluno, in particolare da Lattebusche, che da 60 anni raccoglie il latte di tutta la provincia garantendo alta qualità e prodotti Dop tipo il Piave. La partita per Dorfmann si fa in montagna, sostenendo l’agricoltura per garantirne difesa idrogeologica, eco-sostenibilità e protezione della biodiversità. Questi sono valori aggiunti che rinforzano e garantiscono il sistema agricolo-ambientale-turistico. Tutto ciò in montagna sopravvive grazie ad un unica condizione: la continuità del sistema ruminante-pascolo-foraggiero. Per questo il latte è fondamentale! L’abbandono dell’attività zootecnica in montagna significa la disfatta del territorio, e si sa, quando una stalla chiude difficilmente riaprirà. A ragion del vero per il Veneto non c’era nessuno, tranne l’intervento di Paolo De Castro più di carattere generale. Va citato anche l’intervento di un mio collega francese che svolge la sua attività di allevatore nell’altipiano del Giura, nel confine della montagna franco-svizzera: “Qualche anno fa la svizzera ha tolto le quote interne e nel giro di 6 mesi hanno chiuso i 2/3 degli allevamenti!”. – Gianni Slongo, Azienda Agricola San Giacomo (FELTRE)
“Una bellissima esperienza personale e professionale. Interessante vedere la competenza dei parlamentari europei (da Dorfmann al Commissario Hogan) sui temi di loro competenza (abituati come siamo ai politici nostrani che troppo spesso ci offrono fumo su tutte le materie). Nello specifico dell’incontro, penso che sarà interessate scoprire i risvolti pratici per la montagna che arriveranno dall’annunciato “fondo Hogan”: se si riuscirà a sostenere alcune delle idee presentate nel memorandum (su tutte, la realizzazione del “marchio alpino”, per contrastare l’invasione dei prodotti dall’est), qualche possibilità in più di sopravvivenza per i nostri allevatori potrebbe esserci. Da Bellunese, mi ha personalmente sconfortato l’assenza della politica locale: erano presenti assessori di Trento e Bolzano, rappresentanti del Friuli e del Tirolo, ma per Belluno e il Veneto non c’era nessuno. Dorfmann ha giustificato l’assenza bellunese con “mancanza di tempo per sottoscrivere il documento”, firmato da un gruppo storico di coordinamento; il fatto è che la Provincia era stata invitata, pur se all’ultimo momento, così come la Slovenia, che però è riuscita comunque a essere presente. Abbiamo politicamente perso un’occasione, credo; l’importante è riuscire a difendere comunque le attività dei nostri territori.” – Daniele Dalvit, giornalista di Antenna Tre
“Temo nella disgregazione del sistema latte della provincia di Belluno: perché per quanto Lattebusche si dimostrerà azienda salda e virtuosa, gli scossoni del mercato globalizzato, le speculazioni e gli interessi dei grandi trasformatori e bevitori di latte saranno colpi duri da accusare. Temo nel collasso dell’economia locale, nella chiusura delle piccole stalle, nell’abbandono delle zone più periferiche di montagna. Temo che l’assenza della politica bellunese dal tavolo di Strasburgo non sia stata soltanto un questione di mancate deleghe, ma anche una scelta di distanza partitica. Questo significa che non basterà il fondo Hogan per salvare le Alpi bellunesi: ci vorranno specifiche “politiche” di tutela socioculturale, oltre che economica e turistica. Spero nella sponda europeista di Dorfmann per fare breccia nei finanziamenti europei. Invoco la lucidità delle istituzioni bellunesi affinché mettano da parte interessi di parte e credano finalmente che soltanto il lavoro di squadra sovrapolitico potrà salvarci dall’estinzione.” – Francesca Valente, Corriere delle Alpi
“In quest’ottica di sanità – qualità – tracciabilità, la professionalità dei medici veterinari, sia pubblici che privati, ha svolto nel tempo un lavoro importante nella nostra Provincia sia nel campo della sanità animale che nelle produzioni. Basti pensare Belluno, Trento e Bolzano sono da anni ufficialmente indenni da numerose patologie animali, che gli animali produttori sono ormai inseriti al 100% in anagrafi zootecniche tali da poter risalire dal prodotto alla materia prima. In un ottica di liberalizzazione anche la figura del professionista che opera in strutture e sistemi localizzati in montagna sente la necessità di confrontarsi con realtà a lui più vicine dal punto di vista territoriale, orografico, sociale. Per questo motivo è stata rappresentata la volontà dell’Ordine dei veterinari di Belluno di costituire una federazione con l’Ordine di Trento, come primo passo di collaborazione tra ordini montani che hanno come obbiettivo il confronto, la sinergia degli interventi l’individuazione di protocolli comuni per una migliore professionalità sul campo.” – Sponga Pier Angelo, veterinario ULSS numero 2
Vi proponiamo di seguito anche anche alcuni articoli scritti in merito:
http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2015/03/16/news/la-provincia-chieda-anche-le-deleghe-per-l-agricoltura-1.11051490
http://corrierealpi.gelocal.it/belluno/cronaca/2015/03/12/news/quote-latte-i-timori-degli-allevatori-senza-certezze-1.11036162
http://www.telebelluno.it/wp/22582