L’Upi (Unione Province Italiane) e l’Università di Firenze hanno presentato uno studio sulle “province in Europa” dal quale si deduce che tutti gli stati si sono dotati di un ente amministrativo “intermedio” fra regione e comune.
Castiglione: “Con riforma Monti l’Italia diventerebbe anomalia”
In tutti gli stati partner dell’Italia in Europa , il sistema istituzionale è costruito su tre livelli di governo, Regioni Province e Comuni: questo vale per Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna e Regno Unito. E in tutti questi Stati il livello di governo intermedio gode di protezione Costituzionale. Non solo: in Francia, Germania, Belgio, Polonia e Regno Unito, come in Italia, gli organi di Governo sono eletti direttamente dal popolo.
Solo la Spagna prevede elezioni di secondo livello. E in tutte le Province europee, a prescindere dal modello elettorale, esiste un blocco di funzioni ‘core’ caratteristiche dell’ente di funzione di area vasta che si concentra su ambiente (pianificazione, tutela, gestione dei rifiuti e delle acque), sviluppo economico (sostegno alle imprese e politiche per l’occupazione), trasporti (viabilità, mobilità, infrastrutture) scuola (compresa l’edilizia scolastica). Le funzioni sono legate a tributi propri: c’è autonomia fiscale e agli enti di governo intermedio in Europa sono assegnate entrate tributarie, anche qui, a prescindere dal modello elettorale.
Per quanto riguarda la spesa, le Province italiane risultano essere quelle con minor incidenza sulla spesa pubblica nazionale (1,7% Italia, contro il 5,4% della Francia e il 4,2% della Germania). Questi i dati che emergono da uno studio realizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, presentata oggi a Firenze e curata dal Prof. Carlo Baccetti e dalla Prof.ssa Annick Magnier. “Se si analizza il contesto Europeo – ha sottolineato il Prof. Baccetti – le Province italiane sono, per funzioni, costi e tipologia di governo politico, esattamente in linea con quelle degli altri Paesi, e costano meno.
Introdurre in questo contesto una riforma settoriale, come quella prevista dal Governo Monti con la legge Salva Italia, rischierebbe di creare una profonda frattura nel sistema di governo locale del Paese”. “Oggi – ha evidenziato il Presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione – le Province italiane, contrariamente a quello che si vuole fare credere, sono in tutto identiche alle Province europee, mentre se si portasse a termine la riforma Monti l’Italia diventerebbe una anomalia, tra l’altro in netta controtendenza con gli altri Stati Ue”.
Nella ricerca dell’Università di Firenze emerge poi una forte propensione riformista delle Province stesse, come sottolineato dalla Prof.ssa Magnier, che ha presentato una analisi realizzata su un campione di 70 Province, sulle 107 totali. “Le Province- ha detto la professoressa – sono consapevoli della necessità di autoriformarsi. Per questo sottolineano la necessità di mantenere il livello di governo elettivo, perché le Province sono ente di autogoverno territoriale, ma rivederne la composizione e soprattutto ripensarne le funzioni, concentrando intorno a questa istituzione solo quelle che la caratterizzano come responsabile della programmazione e della gestione del territorio” .