di Tomaso Pettazzi
Quanto avvenuto la sera del 24 ottobre 2012 sarà ricordato tra le date più significative della storia del cammino verso l’Autonomia del Bellunese. La costanza propositiva Movimento Bard, la sua tenacia nel rivolgere a tutte le parti sociali e politiche l’invito all’unità hanno finalmente ottenuto un risultato che solo pochi giorni prima era insperato.
Migliaia di Cittadini, da tutte le vallate, di ogni età e classe sociale, al di là dei diversi orientamenti politici, uniti da un forte ideale, hanno attraversato la città capoluogo per raccogliersi in Piazza del Duomo, in un incontro di Popolo che non ha avuto analoghi precedenti se non nei momenti più significativi e drammatici della nostra vita democratica. Una piazza illuminata da migliaia di lumi, con la contemporanea accensione di falò sulle principali cime dei monti della Valbelluna e delle nostre favolose Dolomiti, ha fatto da cassa di risonanza per i rappresentanti del Comitato “Salviamo la Provincia di Belluno”, impegnati nel sottolineare, ognuno da un particolare punto di vista, le specificità, le caratteristiche, le criticità del nostro territorio e delle sue genti, ed i motivi che stanno alla base della nostra richiesta di Autonomia.
Non simboli di partiti, non manifestazioni di astio, collera, insofferenza, ma un fermo monito al Governo perché ascolti la voce delle Comunità che qui vivono e qui vogliono mantenere le principali Istituzioni pubbliche, delle quali la Provincia è massima espressione democratica di chi conosce a fondo la realtà in cui vive e si considera conseguentemente il più titolato a farne parte, per il nostro bene comune.
Con le forze politiche coscientemente in secondo piano, è rifulsa a maggior ragione la figura del nostro Vescovo, monsignor Giuseppe Andrich che, alla fine di un sentito intervento a braccio, tutto incentrato sulla necessità di mantenere l’unità là dimostrata, ha intonato il canto di montagna “Varda la Luna”, suscitando il plauso e la commozione di tutti i convenuti.
Nulla da quel giorno sarà più come prima.