Dal Corriere delle Alpi del 1° luglio 2012:
Elezioni provinciali annullate Il ricorso va al Tar del Lazio
Il Bard ha depositato l’atto giovedì, una prima risposta è attesa entro la fine di luglio Broccon: «Se vanno via Sappada, Cortina e Livinallongo il 40% del pil invernale è perso»
di Irene Aliprandi
BELLUNO. Da un lato pezzi di provincia che potrebbero andarsene, dall’altro chi combatte perché questo territorio abbia ancora una prospettiva. È stato depositato giovedì, al Tar del Lazio, il ricorso del Bard contro il provvedimento del ministro dell’Interno che non ha convocato i comizi elettorali per il rinnovo dell’amministrazione provinciale, dopo la caduta dell’esperienza Bottacin. Il passaggio, già annunciato dopo la pronuncia del Tar del Veneto, dovrebbe ottenere una risposta già entro la fine di luglio e i consulenti del Bard ipotizzano e sperano in un rinvio alla Corte Costituzionale. La Corte, infatti, è già stata investita dei ricorsi presentati da alcune Regioni, riguardo all’ipotesi di non costituzionalità del decreto “salva Italia” che cancellava le Province.
«Alcune voci», spiega Moreno Broccon del Bard, «dicono che la Corte Costituzionale sarebbe orientata per accogliere i ricorsi e proprio per questo il governo sta accelerando con la riforma degli enti intermedi». Ma si tratta di indiscrezioni che non potranno trovare conferma molto in fretta e ai bellunesi non resta che proseguire sulla strada dei ricorsi, nella speranza che abbiano maggior successo di quello presentato al presidente della Repubblica dopo la pronuncia della Corte di Cassazione, che ha impedito lo svolgimento del referendum provinciale (previsto dalla Costituzione) per il passaggio di tutto il territorio bellunese nella Regione Trentino Alto Adige.
A distanza di un anno, Napolitano non ha mai risposto e il senatore Claudio Molinari dovrebbe presentare a breve un question time per capire che fine ha fatto l’atto inviato da Palazzo Piloni. Il tutto, però, sembra una lotta contro i mulini a vento e, anche per questo, il Bard riconosce la legittimità e il pieno sostegno ai sappadini, come già aveva fatto nei confronti degli altri Comuni referendari che però vedono il loro iter a un punto di sospensione a tempo indeterminato.
«È giusto accogliere le richieste di Sappada», dice Broccon pensando al voto di giovedì in consiglio regionale, «perché la popolazione ha voluto quel referendum sapendo che l’alternativa potrebbe essere sparire. È giusto che cerchino di sopravvivere, fanno bene». Detto questo non si possono non valutare alcune probabili conseguenze drammatiche per il bellunese.
«Se Sappada se ne va», spiega Broccon, «ci sarà una grave perdita culturale, ma anche economica. Ipotizzando che i referendum vadano a buon fine, bisogna sapere che Sappada, Cortina e Livinallongo rappresentano oltre il 40% del pil invernale di questo territorio. Il consiglio regionale del Veneto, giovedì, ha rispettato la volontà popolare. La Costituzione e le leggi europee dicono che i confini vanno determinati dalla popolazione. Ma tutto ciò è il segnale molto evidente del fallimento delle politiche venete per la montagna, che oggi si vede costretta ad andare via. Noi (del Bard) diciamo che lo Stato deve risolvere la situazione delle aree alpine prima che gli sfugga di mano. L’unica soluzione per Belluno», insiste il rappresentante del movimento, «è che venga amministrata all’interno di un’area alpina omogenea. Restare un territorio marginale della regione Veneto non ha più senso».
Ma l’ostacolo rappresentato dalla situazione istituzionale di Trento e Bolzano resta immutato: «Non è facile», conclude Broccon, «ma l’area alpina omogenea è l’unica strada possibile. L’importante è il risultato finale».