«Con il no alla proposta di garantire tre posti in consiglio regionale a Belluno e Rovigo, è stato tradito lo spirito dello statuto. Altro che federalismo e autonomia!»: a criticare la revisione in atto della legge elettorale veneta è il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti.
«Questo è centralismo puro, diverso da quello romano che ha distrutto la nostra provincia, ma nulla centra con gli slogan di autonomia e federalismo fatti finora. – commentano dal Bard – Così si condannano alla non-rappresentatività i territori periferici, marginali, minori, o come vogliamo chiamarli: si tradisce lo spirito di quello statuto regionale steso con enormi difficoltà che, nel per noi bellunesi famoso articolo 15, al comma 3, recita: “La Regione, per incentivare uno sviluppo armonioso, impronta la propria azione a realizzare il rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale, rivolgendo un’attenzione particolare alle zone rurali, alle isole lagunari, alle aree deltizie, alle zone interessate da transizione industriale e a quelle che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici”. Che sviluppo possono avere Belluno e Rovigo se sono costrette ad affrontare i numeri delle metropoli della pianura senza alcuna tutela?».
«Già nel 2015 le legge elettorale portò polemiche infinite, che ancora tutt’oggi ricordiamo. – concludono dal movimento – L’ingresso in giunta di uno dei due consiglieri bellunesi eletti, poi, non portò alla sostituzione con un altro bellunese, lasciando un solo rappresentante provinciale in consiglio. Se è questo che politicamente Belluno conta per la Regione Veneto, 1/60, allora ci lascino andare, ci trasferiscano tutte le competenze e le risorse e ci lascino governare in autonomia i nostri territori, senza dover continuare ad assistere passivamente alle decisioni e al crollo di rappresentatività della nostra provincia».