“Non capisco chi gioisce per i 5 milioni anticipati alla Provincia di Belluno; dovremmo tutti sentirci offesi ed indignati, è una mossa che ferisce nell’orgoglio i cittadini e noi sindaci”: Alessandra Buzzo, primo cittadino di Santo Stefano e presidente del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti, critica duramente la mossa romana sulla questione Veneto Strade.
“Spero che nessuno si ritenga soddisfatto da quanto arrivato da Roma, è meno di un’elemosina. Tutti ci saremmo aspettati l’arrivo dei soldi, ma attendevamo una cifra che ci permettesse almeno di trascorrere in serenità il 2017; questo trasferimento invece è inaccettabile, non solo per noi, ma per lo stesso dirigente di Veneto Strade. – continua Buzzo – Parliamo di un terzo di quanto necessario: vogliamo davvero festeggiare quando in realtà non è cambiato nulla?”
“Nella riunione di sabato, si era finalmente scoperta un’unitarietà mai vista prima tra sindaci: le posizioni erano chiare, dure e nette. Ora, non voglio credere che qualcuno si faccia ammorbidire da questa piccola anticipazione di denaro, per questo chiedo: cari sindaci, cosa facciamo? Attendiamo col sorriso a denti stretti lo stop del servizio dal primo marzo o decidiamo finalmente di superare tutte le divisioni e uniti facciamo sentire la nostra voce? La mia risposta la conoscete, attendo la vostra”.
“Invece che pensare ad ulteriori accentramenti, come la rinazionalizzazione delle strade Ex Anas, – conclude la presidente BARD – i bellunesi al governo si impegnino per attuare quel famoso “progetto per la montagna e per Belluno” tanto decantanto durante le loro visite, ma che, dalla riforma Delrio in poi, ha portato solo tagli e disservizi. Venga concretizzata la specificità delle aree montane; vengano riprisitinati ad un livello decente i trasferimenti statali; vengano assegnate competenze, risorse e autonomia specifiche alle realtà particolari come Belluno, Sondrio e Verbania; venga rispettato quel patto da loro siglato ormai quasi due anni fa per il ritorno dell’elettività dell’ente Provincia, e ora più che mai valido dopo l’affossamento della riforma costituzionale. Questo chiede la gente, questo vogliono i bellunesi: i referendum per il passaggio di confine, da Lamon e Sovramonte fino agli ultimi di Taibon e Voltago, non sono provocazioni o goliardia, ma il segnale di un malcontento profondo tra i cittadini. Siamo stufi di promesse ed elemosine”.