Nei giorni scorsi la Regione Veneto ha finalmente annunciato, dopo anni di attesa, quale sarà il tracciato per il completamento dell’ormai famoso “anello delle Dolomiti” che dovrebbe mettere in comunicazione, attraverso le montagne, Belluno con Bolzano e Trento. Prima di questa scelta vi erano, come sapete, quattro possibili tracciati: due proposti dalla Regione attraverso la valle del Boite, uno proposto dai sindaci del Cadore fino ad Auronzo e poi verso Cortina e l’ultimo, sostenuto dai sindaci agordini, da Sedico fino ad Alleghe e poi ancora a Cortina. La Regione ha scelto il tracciato per la valle del Boite fino a Cortina e fin qui non c’è nessuna novità, inserendo però anche il proseguimento dell’attuale ferrovia da Calalzo verso nord fino ad Auronzo e questo è un elemento di sicuro interesse per noi bellunesi. Questo doppio tracciato a “forchetta”, con un dente verso Cortina e uno verso Auronzo, non è altro che una mancata scelta, ma noi dobbiamo partire, senza fare altre polemiche inutili, con quello che ci interessa veramente: la chiusura del ramo morto di Calalzo e il collegamento con l’asse del Brennero. Cortina infatti, non è e non può essere la destinazione finale, ma solo una eventuale tappa del percorso. Vediamo perciò di fare un po’ di chiarezza partendo dai pochi dati certi.
- Il primo è sotto gli occhi di tutti: la ferrovia che arriva a Calalzo è un ramo morto che si ferma nel centro del Cadore senza proseguire verso il confine, e questo probabilmente per motivi geopolitici che risalgono ancora alla Prima Guerra Mondiale. Questa ferrovia non ha mai avuto una vera e propria prosecuzione dato che il trenino verso Cortina e poi Dobbiaco, ricordato con tanta romantica nostalgia, era una tratta a scartamento ridotto realizzato utilizzando le infrastrutture realizzate durante il primo conflitto mondiale. La prima esigenza è dunque quella di eliminare questo ramo morto, mettendolo in collegamento con il sistema ferroviario nazionale ed internazionale, e questo può avvenire solo attraverso la ferrovia della Pusteria e poi quella del Brennero.
- Il secondo elemento di certezza è che questo collegamento deve servire non solo a scopi turistici, ma soprattutto come servizio alle popolazioni che vivono in quota e nelle nostre valli. L’altro criterio da seguire è dunque quello di attraversare o di lambire il maggior numero di centri abitati raggiungendo poi, secondo la linea della minor pendenza, la linea ferroviaria a ovest.
Guardando le cose dalla nostra prospettiva di bellunesi, l’unico dente della forchetta che ci interessa è quello che arriva ad Auronzo, tra l’altro il meno costoso, avvicinandosi così al confine con Bolzano e alla stazione di San Candido. Questo nodo ferroviario è infatti lo sbocco naturale per chi voglia connettersi alla rete ferroviaria che consente di raggiungere Innsbruck e Lienz a Nord e Bolzano e Trento a sud. Il collegamento con Cortina è una pregiudiziale solo se il problema lo si guarda da Venezia o da Roma, ma non certo per chi vive a Belluno e ha bisogno di una ferrovia efficiente e a servizio del territorio per rispondere alle esigenze di residenti e turisti e con una riflessione anche sul trasporto merci. Non dimentichiamoci inoltre che la cittadina ex asburgica ha scelto con un referendum, ancora nel 2007, di ritornare in Provincia di Bolzano ed è evidente che prima o poi questo processo è destinato a concludersi, come è accaduto già con Sappada.
Sempre dal nostro punto di vista anche il tracciato da Sedico ad Agordo ha degli elementi di interesse, sempre che si abbandoni anche in questo caso la pregiudiziale di Cortina per studiare la possibilità di un collegamento diretto, attraverso Moena e Cavalese, con l’asse del Brennero. In questo modo si riprenderebbero anche i progetti delle grandi ferrovie alpine interrotti in seguito alle sciagurate guerre nazionali del secolo scorso. Per salvare le nostre comunità è indispensabile connetterci rapidamente verso ovest con le altre province montane dotate di autonomia speciale, e per far questo non possiamo certo aspettare i tempi dettati da Roma o da Venezia. Senza dimenticare la breve tratta tra Feltre e Primolano che consentirebbe anche alla parte bassa della provincia di arrivare rapidamente a Trento e all’asse del Brennero.
Da ultimo una riflessione sui tempi di realizzazione: secondo la Regione Veneto ci vogliono non meno di quindici anni per completare la “forchetta”, ma è chiaro che le nostre comunità in quota non hanno tempo da perdere o d’aspettare invano. Dopo anni di discussioni si posino finalmente i binari. Se si vuole è possibile inaugurare una stazione all’anno!