“Ci stiamo giocando un pezzo importantissimo del futuro del Bellunese, e in questa partite il Comelico vuole essere protagonista delle scelte”: così la presidente del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti, Alessandra Buzzo, ha aperto il convegno sul Treno delle Dolomiti “Riprendiamo il cammino verso nord”, organizzato dal Bard col patrocinio del Comune di Santo Stefano e dell’Unione Montana Comelico-Sappada e la collaborazione del Partito Popolare Europeo.
Un incontro che ha toccato diversi aspetti: il vicepresidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin, ha analizzato l’attuale situazione della mobilità bellunese, sottolineando l’importanza del progetto del treno, per il quale il fondo dei comuni di confine ha già stanziato 400mila euro per la chiusura dell’anello ferroviario, tanto a nord quanto a sud con la Feltre-Primolano.
Walter Weiss, presidente dell’associazione Amici della Ferrovia, ha illustrato l’esempio e la storia del treno della Val Venosta, che inizialmente aveva visto la contrarietà di cittadini e sindaci e che ora sta facendo rivivere l’economia della valle con oltre 2 milioni di passeggeri all’anno: “È stata una scelta politica vincente che ha permesso di risolvere il problema del traffico automobilistico nella valle; – ha spiegato Weiss – c’è un treno ogni ora verso il capoluogo, e dalle stazioni è possibile raggiungere via gomma le valli laterali, ma anche collegarsi con l’Europa, l’Austria e la Svizzera”.
Giuseppe Pat, presidente di Dolomitibus, si è concentrato sull’integrazione gomma-rotaia, evidenziando come in Italia questo percorso non sia ancora avviato in pieno per problemi normativi ed economici, “ma Belluno e Dolomitibus non sono ferme, – ha affermato Pat – dai percorsi degli skibus al servizio di trasporto integrato treno-bus delle biciclette, fino alla bigliettazione elettronica che attiveremo presto con Trenitalia come progetto speciale pilota”:
Proprio sull’integrazione tra i servizi pubblici della mobilità si è soffermato Alessandro De Nardi, del gruppo TreniBelluno.it, ipotizzando i diversi tracciati della nuova ferrovia oltre Calalzo di Cadore: “Una ferrovia che non sarà un grande corridoio internazionale, ma una tratta secondaria di grande importanza per il territorio. Da qui bisognerà poi lavorare per una mobilità integrata, al servizio delle valli della montagna”.
Un treno per pendolari e turisti, ma che per sostenersi economicamente dovrà anche aprirsi al trasporto merci: questo il pensiero di Francesco De Bettin, dello studio DBA Group. “Dal punto di vista tecnico, il treno è il mezzo del futuro: basso impatto ambientale, inquinamento ridotto, grande capacità di trasporto di persone e cose. Le persone non mancheranno, ma bisogna capire come attrarle e come ridare un ruolo al Comelico in termini di collegamento con l’Europa, compatibilmente con i corridoi europei già individuati del Brennero e di Tarvisio. Al Comelico e al Bellunese serve uno sbocco europeo per movimentare persone, merci e creare occupazione”.
L’intervento del vicepresidente Bard, Andrea Bona, è servito a dare un occhio oltre confine, al progetto della SAD (società privata dell’Alto Adige), che punta al collegamento ferroviario tra Bolzano e Cortina: “Gli altoatesini hanno già pronto il loro progetto, e i bellunesi cosa aspettano? – si è chiesto Bona – Nelle prossime settimane, dovremo conoscere le ipotesi di tracciato concordate tra Regione Veneto e Provincia autonoma di Bolzano; dobbiamo farci sentire e far valere le nostre ragioni per il progetto più utile al nostro territorio. I nostri vicini di Trento e Bolzano sono pronti a chiudere i passi, e noi non possiamo farci trovare impreparati: bisogna intervenire sull’attuale, disastrata, viabilità, ma dobbiamo pensare anche alle grande opere infrastrutturali. Il tempo delle riflessioni sta finendo, dobbiamo avviare il tempo dei cantieri”.
A chiudere la serata, l’europarlamentare Herbert Dorfmann, uno dei maggiori promotori e sostenitori a livello locale ed europeo del progetto del treno: “E’ un progetto che sta riscuotendo successo, ora è il tempo di decidere cosa dovrà accadere dopo Calalzo, verso Nord, una scelta che tocca ai bellunesi. Poi si dovranno trovare i finanziamenti, ma dall’Unione Europea sono già arrivati segnali di sostegno a questo tipo di sviluppo e di mobilità; la strada si annuncia ancora lunga, ma le prospettive sono molto buone”.