Ieri il nostro Comitato ha depositato al Consiglio Provinciale la richiesta popolare per l’indizione del Referendum Provinciale. Al Presidente Stefano Ghezze sono state consegnate 16.500 firme di Bellunesi che chiedono Belluno Autonoma nella Regione Dolomiti. Altre ne arriveranno le prossime settimane. Ora la decisione spetta al Consiglio Provinciale.
A nostro avviso, non ci sono dubbi: i Bellunesi hanno già scelto.
Di seguito il testo presentato al Presidente Ghezze ed ai capigruppo in Consiglio Provinciale (qui nella versione in formato pdf [146K]).
Abbiamo raggiunto il primo dei nostri obiettivi impossibili. Volevamo raccogliere ottomila firme per chiedere al Consiglio Provinciale di indire un referendum. Ci guardavano strano. Alcuni pensavano che fossimo irresponsabili e, sotto sotto, degli illusi. Nemmeno noi sapevamo se saremmo stati capaci di raccogliere così tante firme.
Ne consegniamo oggi sedici mila al Presidente del Consiglio provinciale. Abbiamo avuto fiducia nei bellunesi, agordini, cadorini, ampezzani, comeliani, zoldani, alpagoti e feltrini. Fiducia ben riposta. Mai vista una campagna “politica” così priva d’ideologie e di retorica, senza violenza e senza conflitti. Mai visti i montanari delle Dolomiti accogliere una proposta così complessa e difficile con tanta serena determinazione. Hanno firmato comprendendo le necessità che ci hanno imposto questa scelta. Hanno condiviso con noi la consapevole difficoltà che questa iniziativa comporta. Non abbiamo, per scelta, venduto sogni e illusioni. Non abbiamo fatto credere che l’autonomia che vogliamo, sarà la soluzioni di tutti i problemi che abbiamo.
Abbiamo raccontato le cose come stanno. Senza trucchi e senza semplificazioni. Se c’è una lezione in questo, è che c’è ancora spazio per la buona politica, per la faticosa ricerca del bene comune, e che lo possono fare tutti, a destra e a sinistra. Basta volere. Oggi consegniamo le firme raccolte. Non sono solo firme. Sono persone che abbiamo guardato negli occhi, delle quali abbiamo stretto le mani e sentite le parole. Sono bellunesi che non si rassegnano alla sconfitta, che non accettano di estinguersi che, con orgoglio, rivendicano il proprio diritto a lavorare e vivere in montagna.
Dietro a queste firme ci stanno decine di volontari che, gratuitamente, giorno dopo giorno, hanno discusso, ragionato, in ogni luogo della Provincia, con i loro concittadini, trattandoli con rispetto, sia quando firmavano sia quando li criticavano. Che hanno saputo far tesoro delle esitazioni, delle critiche, delle perplessità prendendole sul serio e trovando le risposte quando le avevano e dicendo di non averle quando non ci sono.
E’ stata una straordinaria esperienza. Abbiamo visto e incontrato tanta delusione e sfiducia ma anche i segnali delle antiche virtù montanare: la determinazione, il coraggio civile, lo spirito di sacrificio, la generosità, la voglia di fare bene, la disponibilità disinteressata, la voglia di assumersi le proprie responsabilità. Questo vale per i cittadini ma anche per molti dei loro rappresentati eletti. Molti sindaci e amministratori hanno firmato, hanno “corso il rischio” di schierarsi contro prevedibili problemi entro i loro partiti. Consegnando queste firme al Consiglio provinciale rinnoviamo la nostra fiducia nelle Istituzioni. La nostra speranza è che tutti i Consiglieri votino a favore del referendum.
Speriamo lo facciano da bellunesi, non da esponenti di questo e di quel partito. Speriamo lo facciano, anche se sono pieni di dubbi e perplessità, come quelle che abbiamo noi, ogni giorno. Vorremmo lo facessero per permettere alle comunità bellunesi di esprimersi. Abbiamo bisogno di sapere, per non commettere errori, per interpretare correttamente i nostri bisogni e progettare con prudenza e coraggio il nostro comune futuro.
Molte cose sono cambiate da quando abbiamo iniziato quest’avventura e molte ne cambieranno nei prossimi mesi. La situazione economica, sociale e politica europea sta cambiando e anche in Italia ci sono segni di grande cambiamento. Non dobbiamo guardare al futuro con paura e rassegnazione, non lo dobbiamo guardare con gli occhi del presente.
Le appartenenze nazionali e regionali sono molto importanti (noi non abbiamo alcuna ostilità né contro Roma né contro Venezia) ma queste non ci proteggono dalla dissoluzione indotta dalla globalizzazione. Solo comunità forti, sicure di sé, con adeguati strumenti amministrativi, con una coesione fondata sulla leale collaborazione, possono affrontare il mare aperto della competizione internazionale. Non è più tempo di liti e divisioni, è il tempo di remare insieme per decidere quale futuro dare ai nostri figli e ai nostri nipoti. Non è necessario avere le stesse opinioni, ma dobbiamo assumerci tutti questa responsabilità. Se lasciamo le cose come stanno alcune comunità bellunesi si estingueranno, altre ci abbandoneranno, la stessa sopravvivenza dell’ente Provincia sarà messa in discussione.
Non abbiamo proposto la strada dell’autonomia per decisione politica o ideologica, non amiamo le separazioni e le secessioni ma abbiamo il dovere di salvarci. Se ci fosse una strada migliore di questa la sceglieremmo ma, per ora, non abbiamo alternative. E’ molto importante condividere questa decisione ed è necessario che il Consiglio provinciale manifesti unità d’intenti. E’ altrettanto importante ricordare che se qualcuno ha opinioni diverse ha il pieno diritto di manifestarle e di decidere diversamente. Nessuno diventi un nemico. Non abbiamo bisogno di nemici, anche le critiche ci aiutano, tanto quanto le adesioni. Non è un richiamo banale. Quando andremo al Referendum avremo bisogno di una discussione serena, di una calma riflessione su questa cruciale decisione, non abbiamo bisogno di risse, di liti né, tanto meno, di divisioni tra i cittadini.
Saremo capaci di farlo? Se il buon giorno si vede dal mattino, non abbiamo motivi per dubitarne. I bellunesi hanno fornito prova di grande equilibrio durante la raccolta di firme, non crediamo che cambieranno atteggiamento in futuro. Vogliamo alimentare la speranza in una via possibile, lecita e pacifica per ottenere gli strumenti amministrativi necessari per governare il cambiamento e rispondere ai bisogni delle comunità bellunesi, niente di più e niente di meno.
Il referendum è uno strumento legittimo e un diritto. Ma dobbiamo vincerlo con una cospicua maggioranza. Poi dovremo definire il percorso della successiva legge Costituzionale di adesione alla regione Trentino Alto Adige, con la proposta di modificarne il nome in Regione Dolomiti. Si tratta di convincere i due rami del Parlamento nazionale ad approvarla in due votazioni successive, a distanza di tre mesi l’una dall’altra. Certo non è un gioco da ragazzi. Poi dovremo convincere delle nostre buone ragioni la Regione Veneto con la quale abbiamo un debito di riconoscenza e, per questo, dovremo salvaguardare, mantenere e coltivare le buone relazioni che già ci sono. Poi dovremo convincere i nostri vicini trentini e alto-atesini che la nostra adesione non comporta per loro alcuna rinuncia o onere, semmai un’opportunità.
Un vasto programma. Duro, difficile e incerto. Pieno di rischi. Come una bella via d’arrampicata che mai nessuno ha tentato. Quelle tremende e belle vie che, quando arrivi in cima, bastano a farti sentire felice fino alla vecchiaia. Delle quali dimentichi in fretta la fatica e la paura. Che, a raccontarle ai nipoti, non ti crederanno mai.
Le firme che oggi consegniamo sono una manifestazione di fiducia nelle Istituzioni politiche locali (Provincia di Belluno, Regione Veneto, Provincie autonome di Trento e di Bolzano) e nazionali (Camera e Senato del Parlamento e Governo della Repubblica) ma soprattutto di fiducia in noi stessi. Non è poca cosa quel che è accaduto. Bellunesi di ogni valle hanno deciso, uniti, di reagire per salvarsi, insieme, dall’estinzione.
In tempi di degrado della politica, di cinismo e di sfiducia dilaganti, rinnovano un patto di solidarietà regionale e nazionale mettendo il proprio destino nelle mani delle Istituzioni confidando nella loro capacità di onorare la fiducia in essi riposta, e di comprendere la vitale necessità di dotare i cittadini della montagna bellunese degli idonei strumenti per garantire loro la sopravvivenza. Siamo certi che i Consiglieri provinciali sapranno essere all’altezza del compito che sedicimila cittadini bellunesi hanno, con fiducia, loro affidato. Grazie.
(il testo qui riportato è stato utilizzato nella conferenza stampa che ha accompagnato l’evento: qui il documento in formato pdf [146K]).