Il presente scritto, vuole inserirsi nell’interessante dibattito di questi giorni sull’autonomia bellunese. Dopo che l’Ufficio Centrale per il Referendum presso la Corte di Cassazione ha dichiarato illegittima la richiesta di variazione territoriale con l’ordinanza dell’ 11 aprile 2011 n. 17475, la necessità di pensare nuove soluzioni per dare risposta alla sempre più incessante richiesta di autonomia della popolazione bellunese, ha contribuito ad animare non solo il dibattito politico ma anche quello accademico.
Nonostante alcune perplessità relativamente alle motivazioni della Cassazione ed in attesa dell’esito del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica avente ad oggetto proprio l’ordinanza di cui sopra, siamo del parere che la via della revisione costituzionale, volta all’inserimento di una Regione Dolomitica ad ordinamento differenziato comprendente le Province di Belluno, Bolzano/Bozen e Trento, sia quella che, ad oggi, si presenta come l’unica idonea a porre le premesse per una forte autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria in quanto, all’interno dell’unica Regione, la Provincia bellunese si troverebbe ad avere le stesse caratteristiche delle due Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen.
Sotto il profilo tecnico, la scelta di questa strada, da un lato, consentirebbe di superare il problema (già emerso nell’ordinanza dello scorso aprile della Cassazione) della costituzionalizzazione della conformazione territoriale del Trentino-Alto Adige/Sudtirol di cui all’art. 116, 2° comma, della Carta, dall’altro, forse, porrebbe le basi per un riordino in senso morfologicamente omogeneo di una parte del territorio montuoso del Nord-Est. Senza dubbio, il riferimento, in Costituzione, alle due Province Autonome che compongono il Trentino-Alto Adige/Sudtirol, è un ostacolo di non poco conto, ma, pensiamo, che esso vada inteso non come immodificabilità territoriale in se e per sé, ma solo qualora si rischiasse di compromettere la tutela dei gruppi minoritari ivi insediati.
L’eventuale nuova Regione includente Belluno, non si svilupperebbe in questa direzione, anzi rafforzerebbe la protezione del gruppo ladino bellunese. Certo, resta la complessità dell’iter di modifica costituzionale, con le particolari maggioranze richieste dall’art. 138 della Costituzione, che toglie alla proposta quel carattere di concretezza su cui è già intervento il Prof. Mario Bertolissi, nonché il pericolo di una specialità certamente non ben vista dalle altre Regioni.
Inoltre, sarà necessario chiedersi, in sede di discussione parlamentare del progetto di legge costituzionale, circa la opportunità o meno di subordinare l’efficacia della legge ad un momento di consultazione delle popolazioni coinvolte, in ragione del principio fondamentale, ricavabile dall’art. 132 Cost., secondo il quale allo Stato, a seguito dell’entrata in vigore della Costituzione, è precluso il potere di un riordino unilaterale delle comunità regionali in assenza dell’espressione del punto di vista del corpo elettorale direttamente interessato.
E nell’immediato, invece, quali soluzioni? L’inserimento della specificità bellunese nel nuovo Statuto della Regione Veneto (ma già l’attuale art. 48 del vigente Statuto consente di trasferire alle Province importanti funzioni amministrative) e l’art. 44 della Costituzione sulla adozione di provvedimenti a favore delle zone montane (in Senato è in discussione un progetto di legge in questa direzione), già opportunamente suggeriti nel suo intervento da Mario Bertolissi, potrebbero fornire alcune risposte significative in attesa di una complessiva quanto necessaria revisione dell’ordinamento regionale.
Del resto, la Regione del Veneto, in questo senso, potrebbe giocare un ruolo non secondario, dal momento che, rientrando la materia zone montane nella potestà residuale delle Regioni, avrebbe la possibilità di approvazione di una legge specificatamente rivolta all’area bellunese da aggiungersi a quella sulla montagna della quale è in corso l’esame del relativo disegno di legge.
di Daniele Trabucco e Fabio Marino
Università degli Studi di Padova