Si è tenuto a Dosoledo (Comelico Superiore), presenti oltre una cinquantina di persone attente e motivate, il primo incontro pubblico di presentazione del “Rapporto sulle cause della progressiva estinzione delle minoranze linguistiche ladine della provincia di Belluno in conseguenza delle politiche attuate dallo Stato italiano” curato dal sociologo Diego Cason per conto del Bard. Il lavoro, partito ancora nel 2019, si è arricchito in questi anni di vari contributi e ha portato ad un sbocco istituzionale di altissimo rilievo: il 9 giugno scorso, grazie all’interessamento dell’eurodeputato Herbert Dorfmann, una delegazione di rappresentanti del Bard e delle comunità ladine bellunesi si è recata a Strasburgo per esporre una sintesi del rapporto all’Intergruppo per le minoranze linguistiche del Parlamento Europeo.
Proprio da questa esperienza è scaturita la necessità di presentare direttamente alle comunità delle vallate ladine tanto gli impietosi dati del Rapporto quanto le prospettive di lavoro emerse dopo l’audizione a Strasburgo.
Al Museo “Algudnei”, dopo i saluti – rigorosamente in ladino comeliano – della curatrice del museo Elvia Zandonella, sono intervenuti Marinella Piazza, segretaria amministrativa del Bard, che più di tutti ha lavorato per portare sul territorio una riflessione sui problemi della minoranza linguistica, e Andrea Bona, presidente Bard, che ha inquadrato dal punto di vista storico e politico le difficoltà che le comunità di minoranza incontrano all’interno di un Ente Provincia ormai privo di effettive competenze.
A Diego Cason è spettata naturalmente l’esposizione dei dati contenuti nel Rapporto. Demografia ed economia parlano chiaro: in assenza di specifiche politiche di tutela le comunità ladine dolomitiche della provincia di Belluno sono destinate a sparire nel giro di pochi decenni. Nemmeno un’eroica volontà di resistenza può infatti, allo stato attuale, contrastare il drammatico spopolamento e impoverimento di risorse economiche e professionali che interessa tutta la parte alta della provincia, dall’Agordino fino al Comelico. Tutto ciò è aggravato dal confronto con quanto accade nelle contermini province autonome di Trento e Bolzano, dove le minoranze ladine godono di tutte le tutele che le leggi nazionali e internazionali prevedono per le minoranze linguistiche: i dati mostrano in maniera inequivocabile che, a fronte di precise politiche (in primis l’insegnamento della lingua ladina nelle scuole e la rappresentanza politica dei ladini nei consigli provinciali e regionali) e conseguente trasferimento di risorse, le comunità ladine sudtirolesi e trentine non solo sopravvivono, ma prosperano sotto tutti i punti di vista.
Lucio Eicher Clere, presidente della Federazione dei Ladini del Veneto, Silvia De Martin Pinter e Davide Conedera hanno poi raccontato le loro impressioni a seguito del viaggio a Strasburgo. Silvia e Davide, in particolare, hanno spiegato quanto questa esperienza li abbia fatti sentire ascoltati e compresi in una sede così prestigiosa: poter condividere dati e prospettive con i rappresentanti di altre minoranze ha rafforzato la loro speranza di giovani ladini di poter tener vivo un patrimonio linguistico e culturale di cui sentono in maniera profonda il valore.
A conclusione l’appello di Nicola Cassisi, fondatore, insieme a Davide Conedera e Beatrice Colcuc, del Musla (Moviment de union e standardisazion linguistica agordina) e Maddalena Martini Barzolai: i ladini bellunesi non facciano prevalere le differenze – di parlata o di cultura – che caratterizzano le varie vallate, ma sappiano sentirsi una comunità unica, capace di difendere e valorizzare la propria diversità e richiedere con forza strumenti di pianificazione linguistica che permettano al ladino di non chiudersi in un passato nostalgico, ma guardare con consapevolezza al futuro. Come già ricordato nel Report, una Provincia elettiva e autonoma dovrebbe essere l’ente istituzionale in grado di gestire politiche di questa natura.
Durante la serata un aspetto ha senz’altro colpito relatori e pubblico: non solo la partecipazione è stata numerosa, ma il pubblico ha voluto intervenire più volte, dicendo la propria su paure, speranze e aspettative in merito alla sopravvivenza della propria lingua madre. È vero che i giovani comeliani non parlano più il ladino? Perché nelle nostre valli il ladino non è insegnato sistematicamente a scuola come in Trentino e Sudtirolo? Come adattare la lingua di minoranza a contesti ufficiali e pubblici?
Tutto questo parlando quasi solo ladino: comeliano , cadorino, agordino. Non solo possiamo capirci benissimo tra di noi, ma possiamo riscoprire insieme il valore espressivo insostituibile della lingua che ancora anima e fa sentire vive le nostre comunità. Veramente “algu d nei” (“qualcosa di noi”).
Prossimi incontri:
- sabato 19 ore 18:00 a Cortina d’Ampezzo, nella Sala al piano terra del Museo Mario Rimoldi – Ciasa de ra Regoles
- sabato 26 ore 18:00 nella sala polifunzionale di Fusine di Val di Zoldo
- sabato 3 dicembre ore 18:00 in Sala consiliare a Cencenighe Agordino