«Il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha giudicato le nostre istanze forti e più che fondate, e le deduzioni ineccepibili»: così i rappresentanti del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti commentano gli esiti dell’incontro con i rappresentanti europei.
Buoni segnali lungo un percorso iniziato un anno e mezzo fa, come spiega Paola Paganin, che per prima contattò il Congresso: «Scrissi una mail per spiegare la situazione del nostro territorio; il 22 novembre 2015, con Claudia Soppelsa, presentammo un primo report sulla provincia; il documento è stato studiato, analizzato, ed il Congresso ha deciso di monitorare la situazione e, dopo il fallimento della riforma costituzionale, ci hanno contattato per fare nuovamente il quadro della situazione. E’ la prima volta che il Congresso si occupa della Provincia di Belluno: secondo noi, l’Italia non sta rispettando la Carta europea delle autonomie locali e anche loro vogliono vederci chiaro».
Ora la palla è in mano al Congresso, che si riunirà in seduta plenaria ad ottobre, e da lì potrebbero uscire novità importanti: «Non è un organismo dell’Unione Europea, ma è comunque un organismo internazionale con ruoli di mediazione e conciliazione, con un ruolo di “pressione” e sensibilizzazione politica. – spiega Claudia Soppelsa, consigliere dell’assemblea della vallata agordina del Bard e presentatrice del primo report – Dopo l’incontro di oggi, i membri stileranno un documento molto approfondito e completo da presentare in plenaria; se sarà approvato, sarà inviato al Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa che potrà attivare un tavolo di confronto e di contrattazione con il Governo. Il nostro obbiettivo, cioè quello di sensibilizzare su questa tematica le istituzioni anche fuori dal nostro territorio, è stato quindi raggiunto».
A colpire gli esponenti – un irlandese, un olandese e uno spagnolo -, soprattutto i numeri presentati dal sociologo e componente del consiglio federale Bard Diego Cason: «Il PIL annuale della provincia di Belluno è di 5,5 miliardi di euro all’anno, quello delle province autonome di Trento e Bolzano assieme è di circa 39 miliardi. Ma mentre loro godono di 4,6 miliardi di euro in media ciascuna (5,3 Bolzano; 3,9 Trento) per la gestione delle competenze, a Belluno ne restano, e solamente sulla carta, 60 milioni. Gli esponenti del Congresso non si capacitano di come siano state affidati compiti alla Provincia senza garantire le rispettive risorse».
C’è poi la questione democratica: «La legge Delrio è ancora in vigore, nonostante fosse una legge provvisoria in attesa del referendum costituzionale, dove questo Governo ha preso una vera bastonata. – continua Cason – E’ una legge che va in conflitto con le disposizioni regionali, come lo statuto e la legge 25; inoltre, la Carta europea delle autonomie locali, fatta propria anche dall’Italia, sottolinea come “consigli e assemblee siano elette a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale”, l’esatto contrario di quanto prevede la Delrio con questi enti di secondo grado».
Esempi e dati che hanno colpito i membri del Congresso: «Sui loro volti si poteva leggere l’incredulità. – commenta la presidenta Alessandra Buzzo – Più volte abbiamo dovuto ribadire loro i concetti e la situazione, non ci credevano. Ci hanno pure chiesto “avete provato con i referendum per il passaggio di confine verso Trento e Bolzano?”; quando gli abbiamo detto che ne sono stati fatti 15, vinti 7 e nessuno ha avuto ancora risposta sono rimasti sbalorditi».
La ricetta, per cominciare a lenire i problemi del Bellunesi, è ormai un mantra per il Bard: «Elezione diretta del presidente e dei consiglieri provinciali, – conclude Cason – e per la parte economica serve trattenere almeno il 30% delle risorse prodotte. Solo così si può cominciare a ricostruire un ente e un territorio ridotti in ginocchio».