Ecco qua l’attenzione del Veneto per la montagna: non ci sarà più il riconoscimento nella sanità veneta dei maggiori costi in montagna.
Qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che serve andare a referendum?
Basta con Belluno che costa 600 euro più di Vicenza: ospedali veneti uguali per tutti
Piano regionale per ripianare il buco: no ai doppioni. Venezia, Rovigo, Veneto Orientale e Belluno riceveranno di menoVENEZIA (15 ottobre) – Perchè un’Asl del Veneto ha un costo sanitario per residente di quasi duemila euro e un’altra a mala pena raggiunge i 1400? Fino a ieri la risposta è stata secca: perché la prima è in montagna (Belluno) e quindi difficile da gestire e l’altra nell’Alto Vicentino e quindi meno complessa. Una logica da dimenticare. Il riparto, quello che l’assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto sta predisponendo con il segretario generale Domenico Mantoan, e che le Asl temono, parte proprio da questa considerazione: la spesa ospedaliera sarà uguale per tutti (valutando naturalmente la specificità delle Università), non ci dovranno essere scuse di mari o monti ad aggravare la situazione.
Il Veneto brucia le tappe e applica i “costi standard”, ma farà di più. Ci sarà una media per la spesa farmaceutica, verranno contati a parte gli ospedali in project financing per evitare che a fine anno facciano lievitare la spesa pro capite (e proprio su questo modello di costruzione si aprirà anche un severo controllo. Il quesito che resta aperto è: e se costassero ben di più di un qualunque mutuo?). Ma soprattutto si renderanno omogenei i posti letto Asl per Asl («Il governo dice 3,2 posti per mille abitanti? E così deve essere per tutti» chiosa Coletto). E per gli extra-Lea? (“extra-Lea” sono le prestazioni non inserite nei “livelli essenziali” di assistenza e che il Veneto ha comunque voluto erogare). «Il Consiglio regionale ha deciso in passato di erogarli comunque perchè il fondo sanitario nazionale non li passava – sottolinea Coletto -. E se li vogliamo li paghiamo a latere, anche perché per la nostra regione spende oltre 250 milioni di euro». Non ultimo i privati, che in regione pesano per il 10 per cento. «Continueranno su questa strada – specifica l’assessore – Ma no ai doppioni, laddove ci sono, siano pubblico con privato, siano all’interno dello stesso sistema pubblico: andranno rimossi». Un esempio per tutti: la sanità veronese pare disposta a rivedere lo storico polo di Borgo Roma e a trasformarlo a vocazione oncologica per non renderlo un doppione dell’ospedale di Borgo Trento.
Nel complesso non è una manovra da poco. Tanto più che alcune Asl, come Venezia, Rovigo, Veneto Orientale, Belluno, dovranno colmare i disavanzi e riceveranno in misura minore di chi ha bilanci più floridi. Il cammino ispiratore è: se è bene amministrato perchè devo ricevere meno degli altri? Un discorso a parte meritano appunto gli ospedali in project financing, che verranno messi sotto la lente. «Si deve valutare quanto costano – spiega Coletto – e vedere se per la sanità veneta rappresentano davvero un risparmio, o invece fanno lievitare i costi».
In cantiere, Mestre e Thiene-Schio a parte, ce ne sono non pochi: Este, Arzignano, Treviso, Castelfranco, ospedale vecchio di Venezia per il sottoutilizzo e per il quale è prevista una completa revisione sempre in project financing. Di certo non potranno essere bloccate le procedure già avviate, ma laddove si potrà intervenire senza pagare penali, è probabile che tutto venga rimesso in gioco. E non manca nel progetto per risanare la sanità anche una possibile razionalizzazione delle Asl, vista soprattutto come corretto utilizzo degli ospedali e dei posti letto per acuti e lungodegenti, con una spinta verso il territorio che dovrà diventare il vero filtro. Così come si dovrà dare vita ad una severa revisione dei ricoveri impropri, l’indice è ancora molto alto in alcune Asl. Insomma la montagna alla fine non ha partorito un topolino, ma una mole di lavoro non indifferente che dovrebbe portare a colmare un disavanzo, quello maturato dalle Asl del Veneto che supera di gran lunga il miliardo di euro e che la Giunta Zaia ritiene di non ripianare a piè di lista come è stata consuetudine.
Alle Asl quindi tocca rimboccarsi le maniche e sforbiciare. «Tagliare? Nossignori – conclude Coletto – Razionalizzare e spendere meglio, che è un’altra cosa. Mi riallaccio ai costi standard: una Asl non può sostenere che costa di più perchè ha l’eliambulanza o è in laguna. L’ospedale costa uguale per tutti, le altre spese andranno conteggiate a parte».