Cari iscritti e sostenitori del nostro Movimento,
vi scrivo in questi giorni di grande difficoltà e preoccupazione per la vita quotidiana e gli affetti di tutti noi che siamo nuovamente sottoposti, dopo il passaggio della tempesta Vaia nel 2018, ad un’altra durissima prova per le nostre Comunità.
Ricordo bene i racconti di mia nonna sull’epidemia di Spagnola che aveva causato un gran numero di vittime, più della stessa guerra mi diceva, alla conclusione del primo conflitto mondiale.
Sono passati cent’anni da quegli avvenimenti ma non bisogna dimenticare, come ben descritto nel libro “Contro la peste” della feltrina Bianca Simonato Zasio, che un tempo quei duri provvedimenti erano normali per cercare di fermare le ricorrenti epidemie.
Quanto ci succede oggi non deve scuotere la nostra fiducia sul futuro ma piuttosto ricordarci la nostra fragilità umana, un aspetto della vita che la gente di montagna non può mai permettersi di dimenticare. Speriamo che almeno in questo momento la nostra condizione di essere in pochi e dispersi in un territorio molto vasto, si trasformi in un vantaggio per sconfiggere l’epidemia.
In questi giorni dobbiamo essere particolarmente vicini a tutto il personale sanitario, medici, infermieri e inservienti che garantiscono non solo le cure negli ospedali, ma anche nelle case di riposo e nelle altre comunità dove sono ospitate le persone più fragili e più esposte in caso di contagio.
Assieme a loro non dobbiamo dimenticare nemmeno tutti quelli che, per un motivo o per l’altro, debbono continuare a lavorare per garantire i servizi essenziali e la continuità del nostro sistema produttivo che dobbiamo assolutamente tutelare.
Concedetemi anche un ultimo ringraziamento a quanti in questi anni hanno combattuto a vario titolo e con diversi ruoli, per difendere la nostra sanità pubblica e contenere l’effetto dei pesantissimi tagli degli ultimi anni.
Pensate cosa sarebbe affrontare adesso questa epidemia senza il conforto dei nostri ospedali e dei nostri medici e infermieri.
Se leggete gli antichi registri, con le deliberazioni delle nostre Comunità, vi accorgerete che sempre e sopra tutto, vi era la richiesta di assicurarsi l’opera di bravi medici. Anche allora come oggi serve alla gente di montagna, per poter continuare a vivere e lavorare su questo territorio, una sanità efficiente.
I nostri ospedali non sono frutto del caso o un regalo dello Stato o della Regione, ma il risultato delle scelte e degli investimenti di secoli di autogoverno.
Speriamo che una volta conclusa questa emergenza, nel più breve tempo e con meno vittime possibili, si ricominci con una nuova consapevolezza dei nostri doveri ma anche dei nostri diritti.
Grazie a tutti voi per quanto avete fatto e farete in questi giorni e ora più che mai SANI!
Il Presidente
Andrea Bona