Lo scorso lunedì 20 aprile 2015 l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto è venuto a Feltre per la posa della “prima pietra” della nuova centrale a biomasse dell’ospedale di Feltre destinata a fornire il calore per la piastra chirurgica in corso di costruzione.
Ci sarebbe di che essere contenti se agli investimenti nel mattone seguissero atti concreti a favore della sanità del Feltre e di tutta la montagna. L’ultimo Piano Sanitario approvato dalla Regione Veneto ha invece eliminato il differenziale del 25% per il maggior costo della sanità in montagna ed ha anche ridotto il rapporto tra popolazione e posti letto con il risultato che l’Ospedale di Feltre passerà da 430 a 270 posti disponibili.
Ma allora per quali pazienti vengono costruite la centrale e le nuove sale operatorie?
Ricordiamo poi che è stato eliminato l’incarico di primario del Centro Trasfusionale declassando così un servizio che si collocava, quanto ad efficienza e ruolo sociale, ai primi posti nel Veneto e la stessa fine ha fatto il reparto di Biologia Molecolare.
La verità è che a Feltre aumentano le visite negli ambulatori privati e calano quelle in Ospedale a dimostrazione di quale sia la strada imboccata dalla sanità nel Veneto: servizio sempre più scadente e cattedrali vuote di cemento.
I feltrini hanno sempre creduto e investito nella qualità del loro Ospedale, struttura indispensabile per servire un territorio esteso fino al Primiero e alla vicina Valsugana, che deve ritornare ad essere un centro di eccellenza a servizio della montagna.
Vogliamo poi parlare degli ospedali di Agordo e Pieve di Cadore a servizio delle comunità delle vallate a nord di Belluno?
A questo punto è indispensabile che la nostra autonomia comprenda anche la sanità e i servizi alla persona, siamo riusciti a gestirli per secoli ci possiamo riuscire anche oggi: meno cemento e più attenzione alla nostra gente.